Dall’Italia ogni anno esportiamo circa 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti per un valore di circa 250 milioni di Euro (dati ISPRA per anno 2013). Ciò avviene, perché da noi è oltremodo difficile ottenere le autorizzazioni, per costruire impianti di trattamento, smaltimento o recupero dei rifiuti.
La nazione in Europa da sempre più attrezzata a trattare e smaltire i rifiuti è la Germania.
Vedi e, se vuoi, scarica il rapporto dell’ISPRA sui rifiuti speciali:
Verso la Germania vanno soprattutto i rifiuti pericolosi, perciò quasi sempre industriali. Negli ultimi anni, però, le autorità tedesche hanno cercato di limitare questo flusso dall’Italia verso la Germania, imponendo regole e controlli sempre più stringenti. A volte questi controlli sono, persino, pretestuosi e non fondati su precise regole nazionali ed europee. Con un po’ di pazienza, però, e una precisa conoscenza delle normative soprattutto europee si riesce a vincere anche la resistenza dei funzionari più ostili.
I rifiuti italiani vanno, comunque, anche negli altri paesi di lingua tedesca, ovvero Austria e Svizzera. In quest’ultimo paese i rifiuti italiani vengono presi soprattutto per la termodistruzione o termovalorizzazione – a seconda se il processo viene valutato come uno smaltimento “D”, oppure come un recupero energetico “R”. In Austria i rifiuti italiani vengono presi, oltre che per la termodistruzione, anche per essere trattati (leggi: inertizzati) e posti in discarica.
I rifiuti italiani negli anni hanno preso anche la via anche della Francia – anche in questo caso soprattutto per la termodistruzione – e persino verso paesi così distanti come la Spagna e il Portogallo (in questo ultimo caso quasi esclusivamente via nave), per essere trattati e messi in discarica, poiché anche i paesi iberici risultano, come noi, abbastanza sprovvisti di inceneritori.
Parlando di distanza, ricordiamo che discrete quantità dei nostri rifiuti industriali pericolosi sono stati mandati alla termodistruzione persino in Danimarca! Mentre è risaputo che da diversi anni i rifiuti urbani di Napoli vanno nei termovalorizzatori in Olanda.
Per completare questo quadretto poco lusinghiero per il nostro paese, ricordiamo che le nostre plastiche derivate dallo scarto non recuperabile dei rifiuti urbani vengono mandate, soprattutto sotto forma di CSS (Combustibile Solido Sostitutivo) verso i cementifici dei paesi dell’Est Europa, come Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Romania e persino Bulgaria (in queste ultime due nazioni soprattutto via nave a causa della distanza). Senza dimenticare che queste plastiche sotto forma di CSS sono state mandate persino nei cementifici del Marocco!
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Insomma non è Napoli ad essere da molti anni nell’ ”emergenza rifiuti”, bensì l’intera nazione! E ciò soprattutto a causa di una politica senza visioni per il futuro, di una burocrazia lenta e complicatissima e di una opinione pubblica ignorante e male informata. Molto probabilmente la situazione non migliorerà nemmeno nel futuro. Infatti il “Grillo pensiero” giudica i termovalorizzatori come nemici mortali della salute e non vede di buon occhio nemmeno le discariche, sognando un’ irrealizzabile società a “rifiuti zero”…. Auguri!
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